Mai mi sarei aspettata di cucinare a casa la colazione americana. Mai mi sarei aspettata che fosse Roberta a proporla per la sfida mensile dell’MTC . Da una italiana che vive in Olanda, ma con un piede anche in Francia, attendevo qualche specialità nordica invece, ci ha, e mi ha, stupita con l’American breakfast. Sono stata in America, ma ricordo di aver mangiato solo enormi pancakes stratificati, inondati di sciroppo d’acero con crumbled eggs e smashed potatoes e non uova alla benedict con salsa olandese, accompagnati a english muffins e prosciutto o bacon, perciò, ho iniziato a temere una colazione mai fatta prima. Come rendere appetibili le uova che il consorte proprio non sopporta? e che anzi vede come un castigo? Ho iniziato ad immaginare.
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Forse, complici le immagini della cronaca recente, ho iniziato a guardare all’America con gli occhi di chi arriva da un Paese straniero. Ho voluto essere per un momento chi ha contribuito a fare l’America, chi l'ha sognata, amata, desiderata, disprezzata o rinnegata: i moltissimi migranti che partirono all’inizio del ‘900 dall’Italia. La Garfagnana è stata una delle aree che ha maggiormente risentito dell’emigrazione, intere generazioni di giovani uomini abbandonarono terra e famiglia per cercare fortuna dall’altra parte del mondo, in un altrove che avevano solo sentito nominare, ma che non conoscevano affatto. E la realtà per tutti è stata ben altra che la terra promessa, perché, anche chi può dire di avercela fatta, lo ha fatto con sacrificio, sudore e sofferenza e venendo a patti con una nostalgia struggente e costante per casa. Quelle piccole storie di vita quotidiana le conosco bene, avendo trascritto per la Soprintendenza di Firenze, ben 4000 lettere di emigranti, conservate alla Fondazione Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione italiana di Lucca, dove lavoravo.
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Mi sono intrufolata nell’intimità di tante famiglie, separate dalla povertà e dalla voglia di riscatto, entrando nelle storie della loro vita personale. Le lettere erano l’unico mezzo, l’unico legame con la famiglia e gli amici e se, anche molte di esse erano sgrammaticate e piene di errori, non importava, perché ognuna di loro portava un saluto, una preghiera, un conforto a chi era lontano. Molte, erano solo di saluti, per questo e quello e per il paese intero e la raccomandazione, in fondo, di non essere dimenticati.
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Alcuni chiedevano notizie dei raccolti e come stava il maiale, non per un affetto verso l’animale, ma perché fonte di sostentamento per tutta la famiglia. Le madri che inviavano pacchi con viveri che si deterioravano dopo il lungo viaggio o calzini di lana al figlio emigrato in Sudamerica che, nella lettera successiva, spiegava che in quella parte del mondo faceva caldo e non freddo come a casa. Le persone si allontanavano, si lasciavano a casa le mogli, i figli, i genitori anziani e solo se si era fortunati si poteva tornare qualche volta ma i più non sono mai potuti rientrare e allora le lettere erano l’unico legame. Nella famiglia di Angelo Guidi, parente di mio padre, emigrato in Brasile è stata la moglie, emigrata bresciana, a mantenere i contatti con la famiglia del marito, analfabeta, e lo fece regolarmente per 60 anni, ben oltre la morte di Angelo e senza mai aver conosciuto i destinatari. Le parole, tutte quante sono state scritte per sentirsi parte di un mondo che ormai avvertivano lontano, nella lingua, nel cibo, nelle tradizioni e nella vita quotidiana, sentendosi esattamente a metà, divisi tra quello che erano stati e quello che avevano deciso di diventare, un’appartenenza forte all’Italia e un volersi integrare nel Paese che li aveva accolti. La prima generazione è stata così, divisa a metà, la seconda ha rinnegato le origini per sentirsi inserita, la terza e la quarta hanno ricercato con forza le proprie radici.
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E’ così, un po’ per gioco che mi sono immaginata una garfagnina emigrata in America, ammaliata dagli usi e costumi di una nazione tanto grande e variegata, ma con i profumi e i sapori della propria terra ancora dentro. Ecco come è nata questa improbabile colazione garfagnina in America, dalla mia immaginazione e dai miei ricordi d’infanzia legati alle castagne, alla cremina di ricotta e cacao che la mamma ci faceva quando non c’era il dolce, ma sentivamo tutti quel certo languorino e lei preparava questa bontà, e al latte caramellato che mio fratello mi ha insegnato a fare e che preparavamo le sere d’inverno stando attenti a non far bruciare lo zucchero e dopo, a spartirci le caramelline di zucchero sul fondo.
English muffin di farina di castagne
Farina manitoba 150g
Farina di castagne 75g
Latte110 ml
Acqua25 ml
Lievito di birra secco
Zucchero un cucchiaino
Sale 1/2 cucchiaino
In un pentolino, unire il latte e l'acqua e fate intiepidire a fuoco dolce. Versare il lievito nel liquido insieme ai due cucchiaini di zucchero, Mescolare rapidamente con una forchetta o una piccola frusta per far sciogliere il lievito e lasciare riposare per una decina di minuti, finche' in superficie si sara' formato un sottile strato di schiuma.
Setacciare le farine in una terrina e versate nel centro il liquido con il lievito, mescolando dapprima con una forchetta e poi con le mani, incorporando a poco a poco le farina fino a che avrete un impasto non troppo sodo. Versare l'impasto sul piano di lavoro infarinato e incorporare a questo punto il sale. Impastare energicamente per almeno dieci minuti, unendo pochissima altra farina se dovesse risultare troppo appiccicoso.. Ungete di burro una capace ciotola, rotolarci dentro il panetto e porre a lievitare in luogo tiepido per almeno un'ora o finche' non sara' raddoppiato di volume.
Rovesciare nuovamente l'impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato e appiattirlo con le mani, facendo uscire tutta l'aria, fino ad uno spessore di circa 1,5 cm, ma non di piu'.
Con un taglia biscotti di 7,5 cm di diametro, ricavare dei dischi di pasta e metterele su una placca da forno infarinata. Rimpastare i ritagli e ricavare altri dischi fino ad esaurimento della pasta. Lasciare riposare i muffins per 15/20 minuti, coperti da un panno o da un'altra teglia rovesciata.
Scaldare a fuoco medio una padella antiaderente a fondo spesso o, ancora meglio, in ghisa.
Disporci 4 muffins alla volta, ridurre la fiamma e farli cuocere per 4 o 5 minuti per ogni lato.
Devono rimanere molto soffici e non seccarsi, ma se si ha l'impressione che non si siano ben cotti all'interno o sui bordi, si può trasferirli in forno a 180 gradi e farli cuocere per altri 3 o 4 minuti.
Salsa olandese
Tuorli 4
Succo e scorza grattugiata di 1/2 limone
Sale 1 pizzico
Burro fuso, meglio se chiarificato 120 g
In una ciotola di acciaio o che comunque sopporti le alte temperature, mescolare energicamente i tuorli con il succo di limone e un pizzico di sale. Porre la ciotola sopra una pentola con acqua in leggera ebollizione: la ciotola non deve toccare l'acqua! Mescolando continuamente, scaldare i tuorli, poi versare a filo il burro fuso, sempre mescolando. Continuare a mescolare, in modo delicato e costante, fino a quando la salsa si sara' rappresa. Aggiustare di sale e pepe, unire anche la scorza grattugiata e servire subito.
Poached eggs Uova in camicia
In una casseruola da 24 cm di diametro, versare circa 5 cm di acqua e scaldare a fuoco medio fino alla comparsa delle bollicine sul fondo e sui bordi della pentola.
Rompere le uova in ciotoline separate, un uovo per ogni ciotola, eliminando quelli con il tuorlo rotto.
Versare delicatamente le uova, una alla volta, sulla superficie dell'acqua, lasciando che vadano dolcemente a fondo. Lasciare abbondante spazio tra un uovo e l'altro, cuocendone non piu' di tre o quattro alla volta. Lasciarle cuocere indisturbate per 3 o 4 minuti, usando una spatola di gomma per staccare delicatamente le uova dal fondo della pentola, se fosse necessario.
Con un mestolo forato togliere le uova dall'acqua, una alla volta, scolandole molto bene e se si deve servirle subito, tamponare il fondo del mestolo con un pezzo di carta da cucina per assorbire tutta l'acqua in eccesso. Possono essere conservare in frigorifero fino a 3 ore, avendo l'accortezza di deporle su un piatto coperto di carta da forno. Al momento di servirle, bastera' scaldarle per 35 o 40 secondi in acqua in leggera ebollizione.
Per comporre l' Egg benedict, dividere ogni muffin a meta' e scaldarli in una padella antiaderente fino a che risulteranno leggermente tostati. Deporre su ogni meta' muffin una fettina di lardo e un rametto di rosmarino, eventualmente leggermente scaldata in padella, coprire con un uovo in camicia e nappare di salsa olandese ancora calda.
Crema di ricotta e cacao
Ricotta 250 g
Cacao amaro 1 cucchiaio
Zucchero 2 cucchiai
Nocino un cucchiaio (va bene anche il cognac)
Noci a piacere
Mescolare energicamente la ricotta con il cacao, lo zucchero e il nocino fino ad ottenere una crema liscia. Montare il dolce utilizzando un bicchiere o una coppetta. Porre sul fondo delle noci tritate, una parte della crema e ancora le noci per formare degli strati. Finire con le noci
Latte caramellato
Zucchero3 cucchiai
Latte200 ml
Mettere un pentolino con lo zucchero sul fuoco e girare continuamente fino a che lo zucchero non si e’ sciolto completamente. A quel punto abbassare il fuoco e aggiungere poco alla volta il latte fino a che il caramello non si sarà mescolato. Il latte a quel punto diventerà di un colore brunito e rimarrà qualche piccolo pezzetto di caramello solidificato in fondo da sgranocchiare. Servire freddo.
partecipo all'MTc del mese di Ottobre
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