Dopo tanti anni che vivi accanto ad una persona, è difficile fare un regalo che non sia qualcosa che si aspetta o meglio, un regalo concordato, magari scelto insieme. Diventa un vero rompicapo riuscire a far scoccare quella scintilla negli occhi , quello sguardo di stupore e di sorpresa che, un vero regalo dovrebbe sempre suscitare. A volte temo di aver finito il repertorio, altre, per stanchezza, finisce che gli chiedo : "cosa vuoi per il compleanno ?" e ricevo l’immancabile risposta: …. "Nulla". Perciò, dopo regali piccoli, grandi, cercati, sbagliati, feste a sorpresa, tanti piccoli pacchettini o un regalo fintamente dimenticato, due anni fa mi venne la brillante idea, complice una pubblicità in tv, di adottare a suo nome un filare nelle Langhe anzi, nelle Lanze . L’idea mi piacque subito, un intero filare di piante di vite che si sarebbero trasformate in 12 bottiglie di Barbera con etichetta personalizzata.
In questo caso posso affermare di aver preso ben 3 piccioni con una fava,
- avendo sorpreso il marito che non si aspettava nulla del genere,
- avere a disposizione del buon vino che anch’io avrei potuto bere e
- aver trascorso un weekend in giro per le Langhe.
Durante l’adozione, tutti coloro che aderiscono all’iniziativa sono aggiornati su quello che succede, ricevono immagini della lavorazione effettuata nella “loro” vigna, e se lo vogliono possono andare personalmente durante la vendemmia o durante la vinificazione ad assistere alle operazioni.
Nel maggio successivo, in occasione della 1° Festa del Barbera, siamo andati a Castagnole delle Lanze a goderci la festa e a ritirare le bottiglie ed è in questo modo, un pò originale, che ho conosciuto questa bella zona del Piemonte.
Oltre ad aver visitato cantine tra Barolo e Barbaresco, esserci incantati davanti ai filari infiniti, precisi e belli come giardino curato, segno di un lavoro instancabile e duro, la vera anima del territorio è uscita fuori parlando con la gente. Ci hanno raccontato di come le grandi fabbriche abbiamo portato molti contadini ad abbandonare l’attività, convinti da uno stipendio sicuro, di come un tempo tutti lavoravano per tutti, perché se avevi dei problemi, un anno, era il vicino che pensava alle tue viti, sapendo che se fosse stato lui a passare dei guai, tu avresti fatto lo stesso. Tutti si conoscevano e rispettavano il lavoro degli altri. Oggi le cose sono cambiate, ci sono i grandi marchi le cui cantine sono come dei bunker, i lavoratori sono stagionali e spesso stranieri perciò non hanno molto a cuore il territorio.
Ci raccontavano anche, tra un assaggio di vino e l’altro, che ci sono le cooperative dei piccoli produttori che, riuniti, riescono comunque ad essere una forza sul mercato e, mentre chiacchieravamo, arrivavano vini sempre più vecchi spillati direttamente dalle botti. Morale: siamo tornati a casa con il bagagliaio (abbiamo una station) colma di bottiglie di vino, cercando per tutto il viaggio di ritorno una scusa plausibile se qualche pattuglia ci avesse fermato.
La festa del Barbera è stata anche l’occasione per assaggiare le nocciole, le specialità piemontesi come il bonet, il formaggio Castelmagno e molto altro. Quando Elisaha proposto le Raviole del Plin ho voluto fare una versione che fosse 100% piemontese, mettendo all’interno tutto ciò che del Piemonte mi ha entusiasmato e mi è rimasto nel cuore….approfittando dell’occasione magari, per replicare io l’adozione e magari per invogliare qualcun altro a farla.
per la pasta:
Farina di grano tenero 0 200 gr
Uovo 1 intero (grande)
Tuorli 2 (grandi)
per il ripieno:
Raschera DOP 150 gr
Pere coscia 2
Timo limone qualche fogliolina
Per il condimento:
Burro una noce
Nocciole del Piemonte una manciata
sale
Privare il formaggio della crosta e tagliarlo a dadini. Tritarlo finemente nel mixer. Pulire le pere e passarle 15 secondi al mixer poi, lasciare la polpa grossolana che si sarà formata in un colino per almeno mezz’ora in modo che perda la componente acquosa. Unire le pere al formaggio e aggiunger qualche fogliolina tritata di timo limone.
Mettere la farina a fontana e rompervi all’interno le uova. Mescolare le uova e la farina partendo dall’interno e incorporando poco per volta la farina. Impastare per una decina di minuti con i palmi delle mani finché si ottiene un composto liscio e compatto. Coprire con pellicola alimentare e far riposare per una trentina di minuti.
Tagliare pezzi di pasta e, che si scelga di usare la macchinetta o il mattarello, tirarla molto sottile
Con l’aiuto di uno o due cucchiaini formare delle piccole palline di ripieno (grosse all'incirca come delle nocciole) e disporle sulla sfoglia, a poca distanza l’una dall’altra.
Piegare la sfoglia e pizzicare la pasta tra una pallina e l’altra Dopodiché tagliare i ravioli con la rotella partendo dalla parte chiusa e muovendosi verso i due lembi sovrapposti.
E’ importante lavorare con poca pasta per volta in modo da non farla asciugare troppo. Ogni volta che i ravioli sono pronti, disporli su dei tovaglioli puliti e spolverizzarli con farina.
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Tostare le nocciole in modo che possano sprigionare tutto l' aroma e tritarle. Far sciogliere una noce di burro e versarvi le nocciole tritate lasciandone un poco per la decorazione.
Cuocere i ravioli in abbondante acqua bollente e salata. Scolarli e condirli con il burro e una spolverata nocciole tritate.
Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge di settembre