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Sfratti |
Mi piace quando qualcuno mi regala una ricetta. Lo vivo come un dono, quasi come se offrendomi il proprio sapere, quel qualcuno, mi desse la sua fiducia, mi facesse partecipe del proprio mondo. Abitualmente sono io (diciamocelo) che scasso i maroni a destra e a manca per avere la ricetta di questo e quello e, quando invece, inaspettatamente, accade il contrario mi illumino. In genere aspetto un pochino poi, con calma la provo, sentendomi investita di una certa responsabilità perché so che l’altra persona aspetta la pubblicazione e ha delle aspettative che, il mio modo di cucinare o le foto potrebbero tradire.
Anna l’ho conosciuta all’Università, era quella sempre puntuale alle lezioni, prendeva appunti stupendi che tutti le copiavamo, in pari con gli esami, una media da far paura e grandi occhiali da vista…..praticamente una secchiona pensavamo tutti. E invece no, era solo apparenza, la sua era una vera passione, lei sapeva cosa voleva dalla vita: fare la naturalista ed è forse l’unica del nostro corso che ci è riuscita. Precisa, caparbia, intelligente, generosa e limpida, abbiamo studiato tante volte insieme, ed ero sempre io ad imparare. Ricordo levatacce e orari da incubo per studiare e ripetere, in primavera a casa sua a Follonica con l’immagine dell’Isola d’Elba sullo sfondo, così vicina da poterla toccare. Niente, la signorina Rottermeier mi obbligava a studiare senza sosta….ma non la ringrazierò mai abbastanza per questo, i voti migliori li ho presi grazie a lei.
Studiavamo e chiacchieravamo dell'Università, di noi, di ragazzi e di speranze per il futuro. Finita l’Università ci siamo allontanate, io a Camaiore e lei a Semproniano (GR) e, tranne qualche telefonata e notizie da terzi ci siamo un po’ perse. Grazie a Skype ci siamo ritrovate, scritte e raccontate e poi abbiamo deciso di rivederci a Pisa, io lei e Lucia, un’altra amica. La paura di Anna era quella di non riconoscerci quasi vent’anni dopo, macchè, è stato veramente come se il tempo non fosse mai passato: le risate, i racconti, prendersi in giro, tutto come una volta con una naturalezza che ha stupito tutte. Ho capito che l'affetto che provi per una persona rimane tale anche se non ti vedi, anche se ti perdi, anche se la vita ti cambia.
Dopo quel primo incontro abbiamo deciso che la cosa doveva ripetersi e a breve ci sarà un nuovo amarcord, un tuffo nel passato ma anche nuovi ricordi da costruire.
Un giorno, poco dopo il primo incontro mi arriva un messaggio nel quale Anna mi raccontava di come una sua vicina (ora vive a Rocchette di Fazio, ridente paesello di ben 15 anime) fosse andata ad insegnarle a fare gli sfratti, dolcetti tipici di Pitigliano. Così mi ha regalato la ricetta con i consigli della vicina. Ecco dunque gli sfratti, dolci tipici della comunità ebraica di Pitigliano (GR) dalla forma allungata che ricorda un bastoncino. Il dolce infatti pare che simboleggi proprio il "bastone" usato per "sfrattare" gli ebrei dalle loro case appunto battendolo sulla porta delle loro case, nel '700, con l’arrivo dei Medici a Pitigliano.
Uova 5
Latte 1 bicchiere (200 gr)
olio di semi 1 bicchiere (200 gr)
Zucchero 500 gr
Miele 500 gr
Noci 500 gr
Lievito 1 bustina
Limone grattugiato 1
Farina q.b
Farina q.b
Tritare le noci. Scaldare il miele in un pentolino fino a che non si caramella leggermente, quindi incorporare le noci tritate e, non appena il tutto non carbonizza più le mani, formare dei lunghi "vermicelli" dello spessore di circa un dito che si mettono a freddare sulla carta forno.
Per la pasta si lavorano uova e zucchero, poi si aggiungono latte, olio, limone, lievito e si aggiunge farina quanto basta ad ottenere un impasto omogeneo, ma abbastanza morbido
Si tira la pasta a formare delle lasagne. Meno sono larghe più saranno buoni i dolcetti perché il ripieno ne costituirà la parte preponderante. Ma non esagerare perchè altrimenti si spaccheranno durante la cottura e ne uscirà il ripieno.
Su ciascuna striscia si dispone un “vermicello” e pian piano si arrotola il tutto cercando che non si formino bolle d'aria. I rotolini si dispongono sulla teglia e si spennellano con l'uovo. Per cuocerli ci vogliono circa 25 minuti a 180°C (appena si sono colorati si tolgono).